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Il rapporto tra i pagani e i cristiani nell'Egitto della tarda antichità è un fenomeno complesso, in cui l'elemento dello scontro tra le due comunità è quello più spesso posto in evidenza. Questo aspetto, riassunto dalla vicenda che ha per protagonisti le figure di Cirillo e Ipazia e cristallizzato nei tumulti che hanno luogo nell'Alessandria di fine IV secolo, è solo il lato più appariscente di una relazione quanto mai sfaccettata in cui gli elementi pagani assorbiti dalla comunità cristiana rischiano di passare in secondo piano. Se da un lato infatti la comunità cristiana si fa notare per la ferocia distruttrice nei confronti dei templi pagani, dall'altro essa si trova a fare riferimento a figure religiose che potevano anche discendere da famiglie in cui si annoveravano sacerdoti di Osiride e delle altre divinità tradizionali; queste nuove figure, quadri della chiesa cristiana, talvolta potevano anche disporre di essere imbalsamate e mummificate dopo la morte, oppure essere sottoposte a questo trattamento dai fedeli che consideravano tali pratiche come naturali, ponendo delle difficoltà nel tracciare una linea di demarcazione netta tra pagano e cristiano. È proprio su questi aspetti sincretistici che questo volume intende concentrarsi, analizzando alcuni degli elementi più peculiari che hanno influenzato lo sviluppo del cristianesimo in Egitto.